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Sulla soglia di due mondi, sulla soglia del mare
31/08/2015
Sulla soglia di due mondi, sulla soglia del mare
By Gianpaolo [(c) 2015]
(Cinque Terre, fine agosto 2015)
“ Il nostro è un Paese dove la costa - sconfinata - rimane una soglia tra vita sognata e vita reale, tra guerre sempre meno lontane e una pace apparente. Siamo abituati a vivere sulle soglie dei viaggi, a valicare porte socchiuse. E dall'altra parte che c'è? … Poi chissà, soglia diventa anche una parola, uno sguardo, l'attesa di un passo... seguendo un sentiero, un battito d'ala, il sottile spazio tra terra e filo spinato, varcare la soglia del confine e poi correre correre correre verso l'ignota terra. Sulla soglia della libertà.”.
(Bianca Maria Altomare, 28 agosto 2015)
Sono sulla scogliera di fronte a Manarola. Da lontano, sulla destra, vedo uno scoglio scuro. Vedo le bianche onde del mare che lo circondano. Desidero vederlo più da vicino, forse fotografarlo. Scendo a Manarola dal sentiero sovrastante. Scavalco il cancelletto chiuso. Da qui in poi non c’è più nessuno. Passo nel relativamente stretto passaggio tra gli scogli. Ecco: la visuale si riapre e ritrovo davanti a me lo scoglio in tutta la sua bellezza. Magia. Niente folla. Solo quiete. Solo il rumore del mare… Ma non solo.
Anche una presenza: una presenza con il vestito degli stessi colori del cielo, del mare, delle particelle d’acqua vaporizzate dalla pressione delle onde contro gli scogli scuri. Lo sguardo fisso verso l’orizzonte. Incantevole.
Entrambi sappiamo di essere a Manarola, sugli scogli di una piccola spiaggetta turistica del piccolo mar ligure. Sappiamo esattamente dove siamo e cosa c’è dall’altra parte. Conosciamo le distanze e i nomi dei Paesi.
Sappiamo che a ovest c’è Corniglia. Sappiamo che se camminassimo verso est troveremmo Riomaggiore e poi più in là Portovenere e poi la Toscana. Sappiamo anche che se navigassimo lontano su questo ristretto Mediterraneo, ormai così angusto sui nostri mappamondi, per poterne uscire via mare dovremmo attraversare le ormai non più minacciose colonne d’Ercole (per non parlare del Canale di Suez). Sappiamo quanto velocemente e senza fatica possiamo spostarci.
Sì, lo sappiamo bene entrambi. Ma la sensazione ora è diversa. Dura un attimo: sento l’odore della salsedine, le goccioline d’acqua fresche sulla pelle, il rumore delle onde, il sole tenue. Seguo il tuo sguardo. E vedo. Sì, vedo il mare che accarezza gli scogli. Vedo l’orizzonte. Vedo come potrebbe vedere un bambino o qualcuno nato tremila anni fa’. Vedo la rilassante bellezza del luogo. Oltre vedo la costa. Oltre ancora il mare che almeno per un attimo riacquista tutto il suo mistero. Con il fascino dell’ignoto, dell’inesplorato. Per un attimo riacquisto la capacità di vederlo anche io con lo stesso sguardo di chi l’ha visto così per migliaia di anni. Senza più sapere di levante e di ponente, di meridione e settentrione. Senza più sapere di orologi e cellulari, di computer e di navigatori satellitari. Senza più niente. Ricominciare. Ricominciare a mappare l’ignoto disegnandone (o fotografandone…) la bellezza.
Desiderio di rendere infinita questa sensazione.
“… Ci sono attimi così, d'infinito. Istanti sospesi di bellezza eterna, in cui, dimentichi di tutto quello che ci limita l'anima, apriamo davvero gli occhi. Delicata irruzione del divino, di qualcosa che ci trascende e ci trasporta nell'ignoto, quell'ignoto che ci alberga dentro e troppo spesso facciamo tacere. Nel tempo, senza tempo.”
(Bianca Maria Altomare, 25 agosto 2015)
“… Sono attimi di incontro e scoperta, punti luminosi in cui tutto è collegato, qui come altrove, ora come secoli fa, sulla soglia di due mondi, sulla soglia del mare.”
(Bianca Maria Altomare, 25 agosto 2015)
By Gianpaolo [(c) 2015]
(Cinque Terre, fine agosto 2015)
“ Il nostro è un Paese dove la costa - sconfinata - rimane una soglia tra vita sognata e vita reale, tra guerre sempre meno lontane e una pace apparente. Siamo abituati a vivere sulle soglie dei viaggi, a valicare porte socchiuse. E dall'altra parte che c'è? … Poi chissà, soglia diventa anche una parola, uno sguardo, l'attesa di un passo... seguendo un sentiero, un battito d'ala, il sottile spazio tra terra e filo spinato, varcare la soglia del confine e poi correre correre correre verso l'ignota terra. Sulla soglia della libertà.”.
(Bianca Maria Altomare, 28 agosto 2015)
Sono sulla scogliera di fronte a Manarola. Da lontano, sulla destra, vedo uno scoglio scuro. Vedo le bianche onde del mare che lo circondano. Desidero vederlo più da vicino, forse fotografarlo. Scendo a Manarola dal sentiero sovrastante. Scavalco il cancelletto chiuso. Da qui in poi non c’è più nessuno. Passo nel relativamente stretto passaggio tra gli scogli. Ecco: la visuale si riapre e ritrovo davanti a me lo scoglio in tutta la sua bellezza. Magia. Niente folla. Solo quiete. Solo il rumore del mare… Ma non solo.
Anche una presenza: una presenza con il vestito degli stessi colori del cielo, del mare, delle particelle d’acqua vaporizzate dalla pressione delle onde contro gli scogli scuri. Lo sguardo fisso verso l’orizzonte. Incantevole.
Entrambi sappiamo di essere a Manarola, sugli scogli di una piccola spiaggetta turistica del piccolo mar ligure. Sappiamo esattamente dove siamo e cosa c’è dall’altra parte. Conosciamo le distanze e i nomi dei Paesi.
Sappiamo che a ovest c’è Corniglia. Sappiamo che se camminassimo verso est troveremmo Riomaggiore e poi più in là Portovenere e poi la Toscana. Sappiamo anche che se navigassimo lontano su questo ristretto Mediterraneo, ormai così angusto sui nostri mappamondi, per poterne uscire via mare dovremmo attraversare le ormai non più minacciose colonne d’Ercole (per non parlare del Canale di Suez). Sappiamo quanto velocemente e senza fatica possiamo spostarci.
Sì, lo sappiamo bene entrambi. Ma la sensazione ora è diversa. Dura un attimo: sento l’odore della salsedine, le goccioline d’acqua fresche sulla pelle, il rumore delle onde, il sole tenue. Seguo il tuo sguardo. E vedo. Sì, vedo il mare che accarezza gli scogli. Vedo l’orizzonte. Vedo come potrebbe vedere un bambino o qualcuno nato tremila anni fa’. Vedo la rilassante bellezza del luogo. Oltre vedo la costa. Oltre ancora il mare che almeno per un attimo riacquista tutto il suo mistero. Con il fascino dell’ignoto, dell’inesplorato. Per un attimo riacquisto la capacità di vederlo anche io con lo stesso sguardo di chi l’ha visto così per migliaia di anni. Senza più sapere di levante e di ponente, di meridione e settentrione. Senza più sapere di orologi e cellulari, di computer e di navigatori satellitari. Senza più niente. Ricominciare. Ricominciare a mappare l’ignoto disegnandone (o fotografandone…) la bellezza.
Desiderio di rendere infinita questa sensazione.
“… Ci sono attimi così, d'infinito. Istanti sospesi di bellezza eterna, in cui, dimentichi di tutto quello che ci limita l'anima, apriamo davvero gli occhi. Delicata irruzione del divino, di qualcosa che ci trascende e ci trasporta nell'ignoto, quell'ignoto che ci alberga dentro e troppo spesso facciamo tacere. Nel tempo, senza tempo.”
(Bianca Maria Altomare, 25 agosto 2015)
“… Sono attimi di incontro e scoperta, punti luminosi in cui tutto è collegato, qui come altrove, ora come secoli fa, sulla soglia di due mondi, sulla soglia del mare.”
(Bianca Maria Altomare, 25 agosto 2015)